Cucina Islamica

RHAMAN HIFJUR

(Sous Chef Li Somari, Tivoli)

  • Tajine di pollo al limone con contorno di Zaalouk
  • Harira

Islamismo:

L’Islam è una religione che nasce nel deserto arabo all’inizio del VII secolo, quando Allah (che è semplicemente la parola araba per Dio) per mezzo dell’arcangelo Gabriele rivela a Maometto la verità ovvero che Egli è il Dio di Abramo e che lui sarà il suo Profeta.

“Vi sono vietati gli animali morti, il sangue, la carne di porco e ciò su cui sia stato invocato altro nome che quello di Allah”

Così comanda la quinta sura del Corano, soprannominaa Al-Mâ’ida cioè “La tavola imbandita” in cui si dividono i cibi in due grandi caegorie: quelli consentiti delli halal e quelli proibiti detti haram, ovvero impuri. Permessi sono le carni ovine e bovine purché macellate ritualmente per eliminare il sangue, così come i pesci con spine e squame, mentre sono vietati crostacei e molluschi. Nella lista delle carni interdette oltre al maiale ci sono conigli, uccelli, cavalli, asini, muli, cani e tutti gli animali che strisciano. In realtà, molte delle interdizioni alimentari islamiche assomigliano a quelle ebraiche, forse perché, come afferma il grande storico delle religioni Alfonso Maria di Nola, entambe risalenti alle culture del Medio Oriente preislamico e dettate da ragioni insieme etiche e dietetiche, ritualiste e salutiste.

Questi precetti stanno alla base di alcune delle pietanze più gustose e famose della gastronomia globale come il kebab, il couscous, lo zimino, l’hummus, i dolma, i falafel e la moussaka. Così come di molte specialità della pasticceria italiana e spagnola che sostituiscono i grassi animali a miele e ricotta, come i cannoli, gli alfajores, fardelejos, gli sfinci e le cubate. Allo stesso modo, alla cucina islamica si deve la diffusione della farina di ceci con cui si preparano le popolarissime panelle palermitane, la fainâ genovese, la cecina toscana, la belecauda monferruna, la padellata ferrarese, etc.

Anche se oggi balza agli occhi soprattutto quel che separa le religioni le genti meditterranee sono figli della stessa storia. Basti pensare all’onnipresenza di alimenti come cereali e olio d’oliva, sacre a tutti i culti e le culture del bacino. Dall’ebraismo che consacra con l’unzione i re i sacerdoti e i profeti, al cristianesimo che trasforma il pane nel corpo di Dio incarnato e l’olio nella materia della segnatura divina di Cristo,.

“Dona il cibo all’affamato” raccomanda il Profeta, e ancora “un credente mangia in un intestino ed è soddisfatto; mentre un miscredente o un ipocrita mangia in sette intestini” (aī di al-Bukhārī, I). Si tratta in realtà di un invito a non mangiare anche il cibo degli altri, a controllare l’istinto bulimico umano e alla condivisione e alla solidarietà sociale. Per lo stesso motivo una regola fondamentale dell’ospitalità e della convivialità islamica prevede che un boccone vada sempre offerto a chi ha cucinato. Tanto che Abu-Huraia, uno dei compagni più fedeli di Maometto, dice che quando un servitore porta il pasto a tavola è buona norma chiedergli se vuole gustarne un po’, visto che si è prodigato per cucinarlo bene.

In ogni caso il ricco deve sempre offrire al più povero qualcosa da mangiare e tradizionalmente assumono un valore simbolico del tutto speciale i cereali, i frutti raccolti dai campi, i datteri e l’uva, che vanno sempre tenuti pronti per essere offerti in ogni occasione.